Nel deserto del Sinai, lungo le antiche rotte che lo collegano al Sudan e al Sahel, si è consumato quello che un report delle Nazioni Unite ha chiamato il peggior traffico di esseri umani a partire dal 2008. Trentamila persone sequestrate e torturate, mentre diecimila sono sparite in fosse comuni o abbandonate tra la sabbia ai margini delle piste. Sono soprattutto ragazzini eritrei, in fuga (4mila al mese per Amnesty International) dalla dittatura di Isaias Afewerki che ha militarizzato il Paese imponendo il servizio militare illimitato, e in misura minore etiopi, sudanesi, maliani e ciadiani. Il traffico è sempre stato gestito dal clan Rashaida, nomadi del deserto che vivono tra Sudan ed Eritrea: fanno viaggiare in camion strapieni dai campi profughi di May Ayni in Etiopia e di Shegarab in Sudan fino al Sinai, dove vengono consegnati ai beduini egiziani per il trasporto al confine settentrionale con Israele. Sempre secondo il rapporto dell’Onu, nella tratta sono coinvolti alti ufficiali del regime di Asmara, come il comandante della Regione nord-orientale, il generale Teklai Manjus Kifle …leggi

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