Banda di romeni con boss, picciotti e rituali. Scatta l’accusa di associazione mafiosa, 17 arresti in tutta Italia

Corriere della Sera

 

Elisa Sola

 

Estorsioni, prostituzione, droga: 17 arresti in tutta Italia
Contestato il reato 416 bis: «Gruppo particolarmente violento»

 

«Ai tempi di Oarza si facevano le fratellanza di sangue. Si tagliavano i polsi o gli avambracci e si mettevano a contatto quelli degli affiliati con quello di un nuovo ammesso al clan. Poi si baciavano. Era un modo di dire che ci si univa per la vita». La mafia rumena in Italia esiste. È come la camorra e la ‘ndrangheta. Esistono i padrini, i riti di affiliazione, le gerarchie. È nata per fare la guerra agli albanesi e progredita come le altre associazioni criminali. Ed è la violenza, «particolarmente cruenta», a connotarla.

IL REATO– Per la prima volta in Italia la procura di Torino contesta il reato 416 bis a una banda di 17 criminali rumeni arrestati all’alba di giovedì 20 giugno . Associazione a delinquere di stampo mafioso, il reato principale. Maria Luisa Pellizzari, la direttrice del servizio centrale operativo della polizia di Stato, è abituata a questi fenomeni. «Le contrastiamo da tempo, le mafie straniere. Su quella cinese avevamo avuto delle qualificazioni di 416 bis. Ma per i rumeni questa è la prima volta che accade in Italia».

IL BLITZ – L’ operazione è scattata all’alba, dopo un’ inchiesta, un vero lavoro di squadra, condotta dalla mobile di Torino, dal servizio centrale della polizia di Roma, dalla procura torinese e dalla polizia rumena, che ha dispiegato 120 uomini sul territorio italiano. I reati vanno dallo sfruttamento dalla prostituzione, all’estorsione, alle rapine, al traffico di droga e di tabacco. Il gruppo di mafiosi finito in manette si era dato il nome di «Brigada», squadra in italiano.

 

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