Disabili acquistati come schiavi in Romania Smantellato racket dell’elemosina, 7 condanne

Corriere della Sera

Le persone, cedute dai familiari per poche decine di euro, rendevano agli aguzzini fino a 60 mila euro al mese

Sette romeni, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e alla riduzione in schiavitù, sono stati condannati dal gup di Milano Chiara Valori a pene che vanno dai 10 anni agli 8 anni e 8 mesi, fino ai 7 anni e mezzo di carcere: avrebbero reclutato illegalmente nel loro Paese d’origine una schiera di connazionali, in gran parte disabili, e li avrebbero costretti, con sevizie di ogni genere, a mendicare ai semafori e sui vagoni della metropolitana o a rubare per poi intascare i proventi dell’accattonaggio e la refurtiva. La decisione è arrivata nella tarda mattinata di lunedì. al termine di un processo che si è celebrato con rito abbreviato. Il giudice ha in sostanza accolto le richieste del pm della Dda milanese Laura Pedio che ha ereditato il caso dal collega Antonio Sangermano, fino a qualche mese fa titolare di un’indagine che poco meno di un anno fa aveva portato la polizia locale ad arrestare 12 romeni, in gran parte nomadi.

«SCHIAVI COMPRATI IN ROMANIA» – Secondo l’inchiesta, gli «schiavi» erano comprati in Romania da famiglie molto povere, che per 20 o 50 euro mettevano a disposizione degli aguzzini i propri parenti, affetti talora anche da gravi handicap. Persone fra i 20 e i 75 anni, valutate in base alla propria condizione fisica: più la disabilità era importante, maggiore era possibilità di guadagnare in strada. Una volta conclusa la trattativa, la «merce» (così erano definiti dagli sfruttatori) veniva trasferita in Italia su furgoni risultati dagli accertamenti veri e propri «carri bestiame».

RENDITE FINO A 60 MILA EURO AL MESE – Arrivati in Italia le vittime venivano addestrate su come utilizzare le stampelle e chiedere l’elemosina. Inoltre è stato scoperto che ogni «schiavo», ovviamente acconciato con abiti stracciati e «miserabili», era obbligato a rendere almeno 30-50 euro al giorno, a seconda della zona in cui operava, anche se ci sono stati casi, come quello di una ragazza costretta a gattonare nella metropolitana, in cui una sola persona rendeva anche 60 mila euro al mese. Nonostante le cifre raccolte, i malcapitati erano costretti a dormire per terra in una casa diroccata del quartiere Bisceglie, in via Calchi Taeggi, dove la sera venivano sfamati soltanto con un tozzo di pane. E tutto ciò è durato per almeno più di un anno, fino allo scorso 25 settembre quando, con l’operazione «Ade» – chiamata così proprio per sottolineare la condizione infernale in cui versavano le vittime – 32 disabili sono stati liberati e l’organizzazione criminale smantellata. I sette sono stati condannati, a pena espiata, saranno espulsi.

 

 

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