“Dividevo il cibo coi cani del titolare”: i soprusi shock raccolti dalla Caritas

Attualità

La Repubblica

 

Uomini schiavizzati negli hotel. Donne sfruttate come badanti o costrette alla prostituzione. Operai infortunati e scaricati sulla strada invece che essere portati al pronto soccorso. Un dossier dell’organo della Cei di Rimini sui migranti che arrivano in Italia e cercano un lavoro

RIMINI – “Io e mia sorella lavoravamo 13 ore al giorno in un hotel a Gatteo Mare, dalle 6 alle 22. Il datore di lavoro ci insultava, mangiavamo solo quello che tornava dai piatti dei clienti. Una parte andava al cane del padrone, l’altra a noi”. È solo una delle tante storie di migranti contenute nel “Rapporto povertà 2012” della Caritas di Rimini. Bengalesi costretti a lavorare 7 giorni su 7 per soli 700 euro al mese, ovviamente in nero. Badanti intrappolate nelle case dei propri assistiti. Uomini arrivati in Italia per lavorare onestamente e costretti a spacciare per sopravvivere, o a comprarsi a 5 mila euro un finto contratto di lavoro per ottenere il permesso di soggiorno. Minimo comune denominatore: paghe basse, sfruttamento, solitudine, violenza e sradicamento.

Come racconta l’agenzia Dires-Redattore sociale, c’è ad esempio la storia di Maria, rumena arrivata in Italia nel 2004. Dopo una serie di lavoretti saltuari su e giù per la penisola, maria arriva in provincia di  Rimini dove inizia a fare la badante a una coppia di anziani. Un giorno libero alla settimana, per il resto il servizio in casa è da intendersi h24, il contratto non c’è e quando Maria ha una pesante infezione alla gengiva la coppia le vieta di andare dal medico per una settimana.

Ci sono anche le tante testimonianze raccolte dall’associazione Rumori sinistri, che la Caritas ha deciso di inserire nel rapporto e che mostrano in maniera impietosa lo sfruttamento selvaggio nella filiera del divertimento e del turismo della riviera romagnola. Eccone alcune: “Io e mio marito dormiamo in una cabina adibita a spogliatoio, il datore di lavoro ci impediva di tenere la luce accesa durante la notte per evitare spreco energetico”. “Per lavorare in hotel a Cesenatico ho dato 750 euro al mediatore italiano che un giorno si presenta e mi dice: o viene a letto con me o ti faccio licenziare. Mi rifiuto e racconto tutto alla titolare dell’albergo, la quale mi risponde così: “Ma gliela potevi dare, tanto siete tutte troie voi rumene'”.

“Dopo aver dato 1.200 euro a un mediatore moldavo ho firmato un contratto dove mi impegnavo per 3 anni a lavorare nello stesso albergo senza poter accettare altri lavori”. “A Torre Pedrera ho lavorato per 3 mesi a 300 euro al mese. Mi sono sentita violentata nell’animo e nel corpo, mi sono sentita una cosa, il mio corpo come pezzi di ricambio di macchine o robot che devono produrre senza sosta. Questa non è vita”.

Altra storia quella di un indiano in Italia dal 1996 e con alle spalle quasi 20 anni di lavori in nero. Prima di arrivare in romagna anche un periodo come muratore a perugia, dove cade da un’impalcatura e il capo cantiere invece di portarlo al pronto soccorso lo scarica in mezzo a una strada. “Non importa da quanti anni sono in Italia – dice – io non ho ancora trovato una casa”.

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