Foggia, centro invaso da prostitute già dal primo pomeriggio Ex badanti con volti da casalinghe

Attualità

La Gazzetta del Mezzogiorno

 

FOGGIA – Cominciano ad arrivare alle quattro di pomeriggio. In via Bainsizza-angolo piazzale Vittorio Veneto, in via Montegrappa: ieri sera c’era un vero e proprio capannello in attesa, all’angolo della strada che dà sul viale della Stazione. Molte preferiscono lo stretto marciapiede di via Sabotino, che consumano con l’aria distratta di chi aspetta un’amica che sta facendo shopping. C’è anche chi si finge immersa in un’eterna telefonata, ma la maggior parte di loro non si sottrae agli sguardi, anzi, li cerca con insistenza, magari rimanendo immobile in un punto anche per ore.

Sono le nuove signore del marciapiede, prostitute non più giovanissime, tutt’altro che alte e slanciate come quelle che popolano la notte nella zona del cimitero, di porta Manfredonia e delle tante strade attorno alla città. Sono donne con l’aspetto delle casalinghe, vestite in modo semplice, per niente appariscente, con giaccone e pantaloni, a volte persino con cappucci tirati sulla testa per ripararsi dal freddo. Frequentano le strade attorno alla stazione in orari diurni (spesso anche di mattina), davanti ai negozi e ai condominii, fra sguardi seccati dei residenti, ma anche ammiccanti di possibili clienti. Una situazione antipatica, inutile negarlo. «La prostituzione non è reato», osserva Rosaria Capozzi, che nei progetti Roxana e Aquilone della Provincia è responsabile dell’accoglienza delle donne salvate dalla strada e segue i percorsi di legalizzazione.

La domanda però resta: che fare? «E’ purtroppo una prostituzione senza prove – risponde Capozzi – se anche il cittadino chiama le forze dell’ordine, dopo il controllo dei documenti non possono fare altro. Loro al massimo si spostano se vedono le pattuglie. Si tratta soprattutto di bulgare e rumene che già fanno un altro lavoro, badanti che per arrotondare si prostituiscono per poco con persone anziane. I loro orari sono quelli liberi dal lavoro» .

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