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Il traffico di essere umani è per la criminalità organizzata un lucroso business
che, per proventi, è secondo solo allo spaccio di droga. Popoli.info ne ha parlato
con Giampaolo Musumeci, autore, insieme al criminologo Andrea Di Nicola, del
libro Confessioni di un trafficante di uomini, in uscita in questi giorni

Dopo la droga, si tratta del secondo business illegale mondiale, con proventi che si aggirano fra 3 e 10
miliardi di dollari l’anno. È lo smuggling, il traffico di esseri umani. Nel libro Confessioni di un trafficante di
uomini (Chiarelettere, 2014, pp. 208, euro 10,20), scritto dal criminologo Andrea Di Nicola e dal giornalista
Giampaolo Musumeci, per la prima volta parlano i trafficanti di migranti, svelando i metodi, le rotte,
l’organizzazione. I due autori hanno coniugato, in un lavoro durato due anni, l’approccio criminologicoanalitico
al lavoro on the road percorrendo le rotte dell’immigrazione clandestina dell’Europa e del
Mediterraneo. Ne abbiamo parlato con Musumeci.
La cattura di uno scafista rappresenta solo la punta di un iceberg. Chi c’è dietro questo traffico?
Ci sono gli smugglers, i trafficanti di esseri umani. Lo smuggling è un business gigantesco e come tale va
trattato. Il trafficante deve costruirsi una rete di collaboratori, avere mezzi, computer, telefonini, camion,
barche, non è un mestiere che s’improvvisa, si può entrare per caso, ma richiede straordinarie doti per
affermarsi perché c’è concorrenza, un tariffario, rischi da gestire. Se affonda un barcone di migranti, la
reputazione dello smuggler è toccata e rischia di non avere più migranti, cioè lavoro. Il trafficante egiziano
El Douly, quarantenne, emergente, che metteva in contatto Egitto e Libia, mi spiegava che non è una
organizzazione verticistica, ma fluida, ci sono tanti nodi che compongono una rete flessibile.
La rete di smuggling quale metodo utilizza per muovere denaro?
Utilizzano l’hawala, un metodo ingegnoso in cui movimentano denaro senza farlo muovere fisicamente.
Tutto si basa sulla fiducia, su una rete di dealer (detti nodi), gli hawaladar, e su un codice scritto su un
foglietto. Per esempio: per trasferire soldi da Kabul a Roma, si va in un negozio di Kabul, il cui gestore è un
hawaladar. A lui si porta denaro contante e in cambio si riceve un codice numerico che si comunica a un
contatto a Roma. Quest’ultimo si recherà da un hawaladar romano il quale, dietro verifica del codice,
consegna il denaro. Tra i due hawaladar ci sono crediti e debiti che regoleranno tra loro.
La rotta verso Lampedusa è quella più conosciuta, ma non la più utilizzata. Quali sono le altre tratte per
arrivare in Europa?
Sicuramente Lampedusa è la più mediatizzata, ma la maggior parte dei migranti passa da altre frontiere. Sta
riaprendo in maniera silenziosa, ma corposa, la frontiera con i Balcani, si passa a piedi nei boschi dalla
Slovenia oppure verso l’Austria. Nel 2012-2013 attraverso la frontiera italo-slovena si stima che ci siano stati

35mila ingressi irregolari contro i 24mila via mare. Altro Paese che i migranti hanno preso ad
attraversare è la Bulgaria. Anche i nascondigli cambiano: non solo camion, camper, macchine, ma anche, è
l’ultima tendenza nel Mediterraneo, yacht di lusso che, guidati da skipper ucraini o georgiani, trasportano i
migranti al posto di turisti facoltosi.

 

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