Corriere della Sera

Ragazze-schiave costrette a prostituirsi con riti voodoo
e a mangiare cuori di galli. «Nei clan non ci sono pentiti»

ROMA – Gli «Eye» indossano un berretto nero. I loro rivali dell’«Aye» – gruppo nato da una costola del primo – ne portano uno blu. Così, quando ci sono riunioni o spedizioni punitive, non c’è il rischio di colpire affiliati del proprio clan. A Tor Bella Monaca le due bande della mafia nigeriana sono particolarmente potenti. Hanno soldi, auto di grossa cilindrata. I loro soldati girano per le strade armati di machete e bastoni animati, con lunghe lame all’interno. E gestiscono sia il traffico di droga dal Sudamerica sia il mercato della prostituzione con oltre 250 ragazze-schiave provenienti quasi sempre dal Togo. All’alba di mercoledì, dopo tre anni di indagini, cominciate nel 2011 dai militari della compagnia di Frascati e della stazione di Tor Bella Monaca, i carabinieri hanno arrestato 34 persone per associazione mafiosa.

«COSTRETTE A MANGIARE CUORI DI GALLO» – Era questa una delle iniziazioni alle quali venivano sottoposte le giovanissime prostitute, che si indebitavano con gli sfruttatori per 12 mila euro – che poi diventavano 70 mila – e dovevano lavorare per loro per anni prima di saldare il debito senza avere la certezza di liberarsi. Anzi. Nel provvedimento cautelare firmato dal gip Giacomo Ebner si legge che le giovani venivano costrette a prostituirsi «attraverso intimidazioni e minacce, sia di punizioni fisiche sia del ricorso a pratiche magiche voodoo»,. E mangiare il cuore di gallo è una delle prove, come anche il giuramento davanti al tempio: se non avessero pagato quanto pattuito con le madame (le sfruttatrici) «entro un anno gli spiriti voodoo» le avrebbero tormentate e uccise. Le prostitute erano assoggettate psicologicamente con rituali svolti «da santoni locali sfruttando le credenze religiose con le quali erano cresciute le giovani donne. Il voodoo è una vera e propria religione ed è in grado, facendo leva sulle credenze ancestrali africane, di esercitare un grado di coercizione pressocché assoluto, sia negli accoliti che nelle vittime: queste ultime credono infatti che la disobbedienza ai precetti del voodoo, o ai comandi del leader che di tali riti si avvale, comporti un castigo atroce ad opera degli spiriti e delle divinità. Per tal via, il sapiente uso delle pratiche del voodoo consente una tenuta senza pari alla malavita nigeriana, evitando il fenomeno del pentitismo».

«EYE» E «AYE» – Il nome della prima banda vuol dire «volatile in volo» – sono chiamati anche «Cult Boys» – quello della seconda indica «la supremazia dell’uomo sulla terra». Entrambi hanno origine universitaria. In pratica le ragazze venivano scelte dalle madame in patria fra quelle più adatte a essere sottomesse e diventare prostitute nei villaggi più poveri. A volte veniva data una somma ai parenti e poi scattavano i riti voodoo. Successivamente le giovani venivano trasferite dalla Nigeria al Togo, per via degli scarsi controlli per arrivare in Italia, dove venivano ripetutamente violentate. Una volta arrivate a Roma le prostitute sapevano già di essere in debito con le madame, prostituendosi anche in gravidanza e poi fatte abortire. Una volta saldato il debito non arrivava la libertà, anzi in qualche occasione la stesse sfruttate sono diventate sfruttatrici.

I CONTATTI CON LA «BLACK AXE» – Innumerevoli gli episodi di violenza sulle donne, che venivano segregate e picchiate, come anche le spedizioni punitive avvenute negli anni scorsi, con feriti e irruzioni negli appartamenti dei rivali a Tor Bella Monaca, e in molti casi interrotte dai carabinieri. Ma gli investigatori dell’Arma hanno anche ricostruito i rapporti fra le bande romane e quella sul litorale domizio dei «Black Axe», e anche coi i temibili «Bad Guys», un’altra organizzazione di nigeriani particolarmente attiva a Padova.

L’OMICIDIO IN NIGERIA – In caso di ribellione da parte delle ragazze c’erano delle rappresaglie nei confronti dei parenti. Nel 2008 una giovane si rifugiò in una casa d’accoglienza del Comune. Gli sfruttatori in Nigeria si presentarono in nove a casa del padre, compreso il fratello della madame della ragazza, e lo uccisero. Dopo un mese incendiarono il carretto di dolciumi della vedova. Anche lei morì poco dopo di crepacuore. Vendette, senza morti, sono state portate a termine anche in altre occasioni.

Menu