La Repubblica

di MASSIMO MUGNAINI

Il panettiere, il pensionato, il concessionario di auto: ecco chi ha aiutato l’organizzazione criminale che aveva il monopolio a Firenze Nord. Trafficavano droga con raid punitivi contro i concorrenti. Uno dei capi  durante un’intercettazione ambientale ha violentato una giovane prostituta

Il panettiere di Novoli portava le ragazze a casa alla fine della notte in strada, il concessionario di auto cocainomane forniva alle ragazze e ai loro sfruttatori le macchine pulite e il pensionato che aveva appartamenti in via Baracca a Firenze, affittava alle ragazze gli alloggi che diventavano alcove per gli appuntamenti. E’ questo il piccolo mondo fiorentino che ha in qualche modo convissuto con il traffico di prostituzione scoperto dalla polizia.
Avevano il monopolio del racket della prostituzione a Firenze Nord, con una ventina di ragazze romene e albanesi sistemate in strada tra via di Novoli, viale Guidoni e viale degli Astronauti, capaci di guadagnare nei weekend anche 500 euro a sera a testa. Trafficavano droga, organizzavano raid punitivi contro potenziali concorrenti, detenevano armi. Alla base della piramide criminale, albanese, una rete di fiorentini incensurati ne supportava l’attività: il panettiere, il concessionario, il pensionato 75enne.
Martedì mattina le perquisizioni domiciliari e gli arresti, con la squadra mobile fiorentina che ha posto fine all’attività dell’organizzazione criminale eseguendo 12 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Erminia Bagnoli su richiesta del pm Luigi Bocciolini. A Sollicciano, con l’accusa a vario titolo di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, traffico di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi e strumenti atti a offendere, immigrazione clandestina e violenza sessuale, sono finiti 8 albanesi e 2 italiani. Arresti domiciliari, invece, per due spacciatori italiani. All’appello mancano altri tre malviventi, latitanti. Complessivamente, sono state 28 le persone indagate.
Le indagini, partite nell’agosto 2011, sono scaturite da una conversione carpita per caso in un bar da parte di una coppia di poliziotti fuori servizio, che ha notato tre albanesi in compagnia di altrettante romene e sentito uno degli uomini esclamare: “le ragazze devono uscire tutte insieme la sera”. Gli agenti si sono insospettiti, hanno preso le targhe delle loro auto e scoperto che venivano utilizzate dalle prostitute di Novoli. Quindi sono scattate le intercettazioni telefoniche, i pedinamenti, i primi arresti in fraganza e i sequestri di droga (2 chili di eroina e mezzo chilo di coca, proveniente da Napoli).
Nel corso delle investigazioni, i poliziotti della sezione criminalità straniera e prostituzione coordinati dal sostituto commissario Erminia Del Prete hanno perfino ascoltato l’intercettazione ambientale di una violenza sessuale perpetrata poche ore prima da uno dei capi dell’organizzazione ai danni di una giovane prostituta che non voleva sottostare a certe richieste sessuali dei clienti. Sempre tramite le intercettazioni, nel maggio 2012 hanno scongiurato un raid punitivo che la banda voleva effettuare contro uno sfruttatore connazionale rivale: prima avrebbero dovuto rapire, sequestrare e violentare una lucciola del suo giro, poi attirarlo in una trappola e massacrarlo.
Per destare meno sospetti, gli albanesi a capo della banda organizzavano matrimoni di facciata con le ragazze romene – comunitarie – che facevano venire in Italia per prostituirsi, ottenendo così il permesso di soggiorno. Se erano già sposati, le univano in matrimonio agli spacciatori italiani. Se le donne sfruttate rimanevano incinta, le mandavano ad abortire in Albania e Romania. Una, tornata in Italia in preda a infezioni e febbre, è finita in ospedale: la sera stessa in cui è stata dimessa l’hanno rispedita in mezzo alla strada.

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