Il Tempo

 

Alessia Marconi

Un commercialista italiano il regista dello sfruttamento della manodopera

ALBA ADRIATICA Uno sfruttamento sistematico di manodopera cinese, ma soprattutto un utilizzo senza scrupoli di prestanome arrivati in Italia alla ricerca di un futuro con l’obiettivo di evadere tasse e contributi. Il tutto attraverso un trucchetto semplice ed ampiamente collaudato che vede imprenditori italiani mettere su un’azienda, intestarla ad un cinese e guidarla in maniera occulta fino al primo controllo della Finanza. Quando il cinese scomparirà con buona pace del fisco italiano. Il tutto grazie ad un connubio criminale tra una vera e propria organizzazione cinese, pronta a sfruttare senza remore i propri connazionali, e un commercialista di Alba Adriatica pronto a violare le regole. Un connubio che nei giorni scorsi è stato smascherato e documentato da un servizio de Le Iene, che dopo aver ricevuto ai primi di luglio un’accurata segnalazione da parte di un imprenditore hanno incontrato, con tanto di telecamere, sia i “manovratori” che il commercialista, che non sapendo di essere ripresi hanno spiegato con dovizia di particolari tutti i particolari dell’impresa criminale. Tanto che già nelle scorse ore sono partite le prime indagini da parte delle forze dell’Ordine e non è escluso che a breve potrebbero esserci i primi provvedimenti da parte della magistratura. Perchè il servizio mandato in onda da Le Iene fa emergere un vero e proprio traffico di cittadini cinesi. Gli affari poposti dall’organizzazione, infatti, sono numerosi, a partire dal finte assunzioni di cinesi dietro il pagamento, all’imprenditore italiano compiacente, di un lauto compenso. Cinquemila euro per ogni cittadino cinese, che l’imprenditore si impegna ad assumere per fargli ottenere il permesso di soggiorno. Un’assunzione fittizia, con il lavoratore che firmerà contestualmente la lettera di dimissioni, così da poter essere licenziato subito dopo essere stato regolarizzato. A quel punto scomparirà, per andare a lavorare in nero, in Toscana, in opifici del settore pelletteria. Ma gli affari messi sul tavolo dall’organizzazione cinese non finiscono qui, perchè dispone anche di una rete di laboratori cinesi attraverso i quali è pronta a mettere a disposizione degli interessati manodopera a basso costo e senza contributi. Fino ad arrivare alla proposta più interessante: far aprire all’imprenditore un’azienda intestata ad un prestanome cinese, così da evadere tasse e contributi. Il tutto grazie ad un commercialista di Alba che assicura: «due o tre anni ce li hai sicuri» prima che il fisco scopra l’inghippo.

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