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È in corso una saldatura sempre più forte tra il sistema dello sfruttamento di lavoratori e lavoratrici nelle campagne italiane con le peggiori esperienze del sistema di accoglienza nazionale, soprattutto primario, rafforzando così agromafie, tratta internazionale e, più in generale, il complesso di illegalità di sistema del Paese. Potrebbe essere sintetizzata così la conferenza stampa tenuta alla Camera dei Deputati il 19 dicembre scorso alla quale hanno partecipato Marco Omizzolo, responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione e sociologo, Simone Andreotti, presidente di In Migrazione, Gurmukh Singh, capo della Comunità Indiana del Lazio, Stefano Catone e l’On. Civati di Possibile. Una conferenza stampa partecipata, con giornalisti, ricercatori, sindacalisti della Flai Cgil, esponenti di LegaCoop Lazio e Coldiretti, insieme ad una folta rappresentanza di braccianti indiani che per la prima volta sono passati dalle serre, dove spesso sono costretti a lavorare anche 14 ore al giorno sotto caporale e nell’interesse superiore del padrone italiano per appena 3,50 euro l’ora, al cuore delle istituzioni del Paese. La loro presenza è stata il colpo di scena più forte ed emotivamente coinvolgente dell’iniziativa. Sono stati il cambio di prospettiva e non solo testimonianza, segno di un cambiamento possibile, non anti politica ma politica piena, rappresentazione di interessi legittimi e rivendicazione di diritti fondamentali. Sono ormai molti gli studiosi e magistrati che riconoscono lo sfruttamento lavorativo, la tratta internazionale, il caporalato come una mafia capace di stritolare diritti e restituire profitti illeciti per imprenditori collusi o affiliati con clan oppure, e probabilmente ancora peggio, distanti rispetto alle  prassi di affiliazione mafiosa e però in grado di replicarne modalità organizzative, relazionali e modalità operative ricattatorie, violente o corruttive. Leggi…

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