Napoli, costretta a prostituirsi a 14 anni: «Ho due figli, costo venti euro

Attualità

Corriere della Sera

Seduta su un marciapiede in via Gianturco, abiti dimessi, aria triste. E’ una ragazzina rom: «Mio marito aveva venti anni, ma è morto in un incidente stradale»

«Quanti anni hai?». Le mani sembrano sporche e le unghie non sono curate. Lei si mette in piedi, ripone il cellulare in tasca, poi con la sinistra piega il pollice e solleva le altre dita. Con la destra alza solo l’indice. «Uno, quattro», dice. Quattordici anni. Poco più che una bambina. Ma nel suo volto scavato dalla sofferenza, dalla stanchezza, dall’umiliazione, sembrano il doppio. A guardarla in viso si vede chiaramente che è piccola e racconta di sé con l’intento di giustificarsi, sa che sta facendo qualcosa di innaturale. È una piccola rom. «Mi chiamo Andrea», mormora. «Perché se sei così piccola sei in strada? Perché lo fai?». Racconta che si prostituisce per portare avanti la sua famiglia. «Ho due figli, il mio amore di 20 anni è morto in un incidente stradale l’anno scorso, in Italia». La sua auto si è capovolta mentre tornava al campo rom dove abitava, ad aspettarlo c’era lei che, quando ancora era una bambina, aveva già partorito due figli.

Una storia di sofferenza

È una storia di sofferenza la sua, tanto forte che solo a guardarla in viso lascia senza fiato. Andrea ha i capelli raccolti in una coda, il viso liscio, la pelle lievemente scura. Quando sorride ha i denti anneriti. La sua nottata in quel luogo d’inferno e patimenti inizia alle 22,30 quando prende posto tra un bidone della raccolta differenziata e un palo della luce. C’è un piccolo gradino dove si siede in attesa dei clienti. Non è per nulla appariscente come per esempio sono due donne di fronte, sedute nei pressi di una pompa di benzina self service, illuminata a giorno da fari al led. Sono slave, truccatissime, con minigonne e tacchi a spillo, rossetto e capelli legati, camminano avanti e indietro senza timore, sorridono anche se hanno la morte nel cuore. Andrea invece sembra lì quasi per caso: indossa un paio di jeans scuri, una canotta marrone chiaro, una borsa a tracolla e il cellulare tra le mani.

Con le rom anche le nigeriane

Parte da qui la seconda puntata dell’inchiesta del «Corriere del Mezzogiorno » sulla prostituzione minorile a Napoli. In via Gianturco, tra il corso Meridionale e la stradina nascosta dietro al ponte «Russo», dove si prostituiscono le nigeriane minorenni le cui storie sono state raccontate due giorni fa nella prima parte del reportage degli orrori. Andrea non ha molta voglia di parlare e quando si accorge di essersi fidata troppo di uno sconosciuto, che gli chiede della sua vita e non vuole sesso, si ritrae: «Io ho paura». Lo ripete due volte: «Ho paura». E veramente il suo viso cambia espressione. Forse ha timore di essere vista, picchiata, stuprata, uccisa, perché anche questo può capitare. Ha solo 14 anni e vive in un campo rom poco distante: arriva e se ne torna a piedi alle prime luci dell’alba, quando ha racimolato i soldi necessari per tirare avanti nella sua baracca. Di mattina prova a fare la mamma, la notte si prostituisce per 20 euro.

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