Il Secolo XIX

 

Simone Traverso

Genova – Neonati e organi ceduti in cambio di un passaggio aereo fino a Genova, lussuosi jet privati affittati da immigranti disposti a tutto pur di trasferirsi in Europa, di viaggiare fino all’Italia e alla Liguria e scappare dalla guerra. All’inizio era solo una voce non confermata, un dispaccio di polizia proveniente da uno sperduto aeroporto nel nord della Grecia. Poi un’intercettazione telefonica ha dato corpo all’orrore, ha trasformato l’incubo in realtà, ha confermato la testimonianza di una ragazza incinta, «attesa nel capoluogo ligure per partorire il suo bimbo e consegnarlo ai trafficanti». Gli inquirenti li chiamano “voli dell’orrore”, proseguono ininterrotti da almeno due anni. Sono gestiti da un’organizzazione criminale che fornisce ai disperati passaporti e un posto a sedere su efficienti Learjet in cambio di 10 mila dollari a testa, oppure di un rene o, appunto, di un neonato.

«Stavamo indagando su una rete di somali che spediva centroafricani irregolari in Italia attraverso la Grecia – spiega il vicequestore Francesco Marino, capo della squadra di Ragusa – quando abbiamo captato una telefonata. Lì per lì non abbiamo compreso il contenuto di quella conversazione, abbiamo giusto intuito che i due trafficanti spiati discutevano di un’altra gang attiva in Grecia e di voli privati, di aerei affittati e di organi umani». Sono stati i detective dell’interpol a rimettere insieme tutti i pezzi, a comprendere che le storie riportate da isolate frazioni elleniche ai confini con la Bulgaria o l’Albania fossero, in fondo, vere e che realmente immigrati afghani avessero comprato un passaggio aereo fino a Genova in cambio di un rene. O di un figlio. Due gli episodi chiave, le prime crepe nel muro di segretezza eretto dai trafficanti di organi e clandestini. Il primo, a Kavala, cittadina nel nord est della Grecia: una pattuglia della dogana intercetta quindici stranieri (c’è pure una donna incinta, oramai al nono mese di gravidanza) sul punto di imbarcarsi su due jet privati per volare fino a Genova. Ufficialmente si tratta di turisti danesi, i passaporti sembrerebbero confermare. Controlli più approfonditi svelano, però, che i documenti sono fasulli e quelli non sono scandinavi, bensì afghani. Tutti finiscono in manette e la stessa sorte tocca ad altri sei clandestini, due coppie, un neonato e un trentenne, fermati una manciata di giorni dopo, ed è il secondo caso, a Ioannina, nord ovest del paese ellenico: pure loro erano attesi a Genova.

Al termine delle rapide indagini sono arrestati pure due piloti italiani e due donne dipendenti di un’agenzia di viaggio. Gli inquirenti impongono sull’intera indagine un riserbo rigoroso. Specie dopo che gli immigrati raccontano di essersi sottoposti a interventi chirurgici per l’asportazione di un rene o di essere attesi a Genova per partorire il proprio figlio e cederlo all’organizzazione criminale. «L’operazione è stata effettuata in Grecia», hanno spiegato gli stranieri, mostrando le cicatrici ancora fresche sulla schiena. «La mia gravidanza è giunta oramai al termine – ha invece riferito l’unica giovane incinta fermata dalle autorità greche – Arrivata a destinazione avrei dovuto partorire e lasciare il bimbo. Questo era il prezzo da pagare. Un figlio oppure un organo o dai 10 ai 15 mila euro in contanti». Le testimonianze sono state tutte registrate, assieme alle carte d’imbarco e ai piani di volo: Learjet affittati da una società “fantasma” francese ma di proprietà di una compagnia con base a Milano, destinazione finale l’aeroporto “Cristoforo Colombo”. E nel capoluogo ligure ad attendere ogni carico di clandestini c’era almeno un membro della rete di trafficanti, qualcuno che s’occupava – e si interessa ancora oggi – di fornire assistenza ai falsi turisti.

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