Sfruttati e rassegnati: 14 ore al giorno nelle serre, “ma guai a lamentarsi”
Nelle piantagioni dell’Agro Pontino 30 mila indiani vivono e lavorano a cottimo raccogliendo ortaggi per meno di 4 euro l’ora, senza diritti né ferie. Qualcuno inizia a far sentire la sua voce, ma il “padrone” resta una persona da rispettare sempre e comunque
SABAUDIA – Sono tanti, tantissimi, circa 30mila. Un esercito di sfruttati che lavora 14 ore al giorno sotto il sole, in serre la cui temperatura sfiora i 50 gradi. Non si vedono facilmente anche se vivono in tutto l’Agro Pontino. Questi braccianti agricoli, infatti, lavorano nascosti dietro tendoni neri, piegati ore ed ore a raccogliere gli ortaggi che finiscono sulle nostre tavole.
I primi sono arrivati nelle campagne del basso Lazio già 30 anni fa, ma è negli anni 2000 che è iniziato il vero e proprio boom di presenze, un flusso inarrestabile di immigrati provenienti soprattutto dal Punjab, nel nordovest dell’India. “Una regione molto simile all’Agro Pontino – spiega il sociologo Marco Omizzolo – Pianura, enormi piantagioni, bufale e mucche”. Questa terra è stata abbandonata da migliaia di indiani, di religione sikh, che hanno deciso di vendere tutto, per inseguire il sogno di una vita migliore….leggi
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