La Stampa

Eurospin compra 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro ad un prezzo irrisorio, impoverendo l’intera filiera. La denuncia del direttore dell’associazione Terra! Fabio Ciconte e della Segretaria generale Flai CGIL Ivana Galli

Quando sugli scaffali dei supermercati troneggiano bottiglie di pomodoro a poche decine di centesimi, non sempre ci si interroga sull’insostenibilità di quel prezzo, spesso imposto dalla Grande distribuzione ancor prima della raccolta del prodotto.

Secondo la denuncia dell’associazione Terra!, Eurospin avrebbe acquisito 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi l’una tramite un’asta on line al doppio ribasso. Si tratta di un meccanismo delle aste, lanciate dal discount, che consiste nell’assegnare il contratto di fornitura all’azienda che offre il prezzo inferiore dopo due gare, in cui la base d’asta della seconda è il prezzo minore raggiunto durante la prima.

In questo modo le industrie di trasformazione del pomodoro si trovano sottoposte ad una forte competizione, al punto da vendere sottocosto un prodotto che spesso non hanno ancora acquistato dalla parte agricola. Questo significa che il prezzo del pomodoro, come di altri prodotti alimentari, viene deciso dai supermercati prima della stagione di raccolta, e quindi tutta la contrattazione che segue tra industriali e agricoltori si muove dentro quei parametri, con possibilità di margine estremamente ridotte.

«Le aste al doppio ribasso della Grande distribuzione costringono i fornitori ad un gioco d’azzardo senza vincitori – dichiarano Fabio Ciconte, direttore di Terra! e Ivana Galli, Segretaria Generale della Flai CGIL – Una pratica sleale che deve essere vietata per legge, perché impoverisce tutta la filiera agroalimentare. Sui campi di tutta Italia denunciamo da anni lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, ma per evitarli è necessario anche intervenire a monte della filiera, dove i potenti gruppi della distribuzione determinano la sorte di chi produce il cibo».

Secondo l’Autorità garante della concorrenza, in Italia la GDO catalizza il 72% degli acquisti alimentari: poche grandi aziende governano il settore, saturando il mercato della distribuzione e occupando una posizione di potere nei confronti degli altri comparti, come l’industria e l’agricoltura.

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